Queste pagine di Onora O'Neill, figura di spicco nell'odierna cultura inglese, costituiscono un'occasione preziosa per riflettere su una problematica che riguarda, in maniera peculiare, anche il nostro Paese.
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La scarsa fiducia negli altri, la diffidenza nei confronti delle istituzioni, la logica dell'interesse particolare sono caratteristiche spiccate della mentalità italiana, pagate a caro prezzo, soprattutto in termini di coesione civile. Ma la crisi di fiducia affligge in genere le società avanzate, a causa della loro estrema, indominabile complessità. Sosteniamo di non poterci più fidare delle istituzioni pubbliche e di coloro che le guidano, dei medici, degli scienziati, dei manager, dei finanzieri, per non parlare dei politici e dei giornalisti. Le loro affermazioni sono spesso considerate con sospetto, quasi fossero lo schermo di secondi, inconfessabili fini. Come è possibile, del resto, per il cittadino comune, verificarne la credibilità, soprattutto là dove, ed è la norma, non dispone di informazioni e competenze approfondite? E tuttavia fidarsi è d'obbligo quasi in ogni frangente della vita quotidiana, anche quando si è riluttanti. Sia essa realtà o semplice sensazione, la crisi della fiducia ha effetti deleteri e corrosivi sulla società e sulla democrazia. Ma è possibile ripristinare la fiducia richiamando, attraverso vincoli sempre più stringenti, i singoli e le istituzioni alle loro responsabilità?